giovedì 9 aprile 2009

ARTE COME YOGA.
di Marco Ferrini.

Arte come Yoga è una visione ed un progetto di vita i cui valori, veicolati dalla Tradizione Vedica, possono essere utilmente spesi nella vita di tutti i giorni. In Occidente, a partire dall’Ottocento positivista, è venuta a crearsi quasi una dicotomia tra religione e creatività, ed anche tra scienza ed arte, come se queste discipline, che indubbiamente parlano linguaggi diversi, fossero radicalmente separate, inconciliabili, incommensurabilmente distanti. Prevale anche oggi la tendenza a considerare la religione come ripetitiva, immobile, chiusa in se stessa, mentre l’arte come un processo dinamico, pulsante, innovativo, tracciando linee di separazione che sono invece estranee ai concetti di Arte e di Yoga così come intesi nel mondo culturale vedico. Nella Tradizione Vedica la vera Arte non prescinde dalla Spiritualità e la Spiritualità non esclude l’Arte autentica. L’Arte tradizionale indiana è veicolo della Spiritualità, la quale è ritenuta, in ultima analisi, il processo creativo per eccellenza che impegna il soggetto in una continua, dinamica, mai inesauribile ricostruzione armonica della propria personalità. In tale contesto l’Arte non si esaurisce in un effimero gusto estetico, che non lascia fondamento e che è destinato a spegnersi, sopraffatto da una miriade di altri gusti e forme ugualmente evanescenti. Nella drammaturgia, nella scultura, nella danza o nella musica tradizionale indiana, l’Arte ha funzione trascendente; la sua creatività si fonda su di un sublime scopo teleologico: la meditazione, dhyana, finalizzata alla riscoperta di sé e della propria relazione con il Divino. L’opera d’arte nasce dalla meditazione ed induce alla meditazione, al fine di rendere possibile - all’artista e allo spettatore - il guado da una “sponda” all’altra, da un livello di coscienza ad un altro ancora superiore, dalla percezione della forma alla percezione dell’essenza, oltre il gioco di apparenze dell’esperienza meramente sensoriale ed estetica. L’Arte, dunque, come strumento di riflessione, di crescita, di auto-superamento. Non svago o diversivo per sfuggire alla realtà, ma strumento di pensiero elevato per imparare a comprenderla e a modellarla; non causa di alienazione ma mezzo di ricongiunzione con la parte più profonda di sé, per un cammino di vita che possa dirsi effettivamente libero e creativo. La perfetta integrazione tra Arte e Yoga propria della civiltà indovedica, in cui lo Yoga si esprime attraverso l’Arte e l’Arte attraverso lo Yoga, risulta perfettamente evidente nello Yoga della Bhakti, il quale per eccellenza permette un rigenerarsi interiore in una progressiva riarmonizzazione tra razionalità ed intuizione, pensiero e sentimento, ragione ed immaginazione, e nel quale la percezione e l’interiorizzazione di determinati suoni e forme, pervasi di contenuti spirituali, assurgono a pratiche fondamentali della disciplina e del percorso terapeutico. La meditazione sul Mantra, ossia l’invocazione e l’ascolto di vibrazioni sonore intrise di significato spirituale, e la contemplazione e l’adorazione delle Murti, le forme che rappresentano il Divino, vengono infatti considerati nel Bhakti Yoga strumenti essenziali per l’elevazione della coscienza e la ricongiunzione con il proprio sé profondo e con Dio. Comincia così quell’affascinante viaggio che porta alle radici della genuina e più alta Creatività.

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