mercoledì 19 maggio 2010

QUALCUNO E' PERFETTO?
L'ARTE TRANSUMANISTICA ALLA RICERCA DELL'IMMORTALITA' (PARTE SECONDA).
Di Tania Zakharova.

Con la tua arte, o Spirito, sconfiggi l'inaridimento della morte.
(Rig Veda)

Negli Usa, dove già tentativi in questo senso sono in atto, in discussione ci sono definizioni di identità, uguaglianza, moralità, sicurezza; il concetto stesso di umanità. Il tecno-positivismo portato all'estremo dai transumanisti è già parte dei programmi di ricerca più avanzati della biomedicina contemporanea. Il progetto postumano, di fatto, è stato già avviato. Ciò di cui i paladini della tecno-scienza e del progresso, non sembrano rendersi conto, sono gli spaventosi “effetti collaterali” che questo terremoto culturale possa provocare. Al momento è impossibile predire tutti i possibili sviluppi di questa manipolazione della natura da parte dell'uomo. In una intervista, Natasha Vita-More prospetta alcuni scenari del futuro come quello, per esempio, dell'"upload", suggerita da alcuni scienziati che lavorato in questo campo: “Un upload è una persona o una entità che è stata copiata in un medium sintetico (elettronico, etc.). Il cervello e la memoria (mente) sarebbero trasferite o 'uploaded' (caricate) in un ambiente/medium differente e l'entità/persona non sarebbe costretta entro determinati attributi fisiologici. Questa stessa entità/persona può downlodarsi (scaricarsi) in un corpo umano o in una varietà di veicoli mobili o meccanismi di trasporto. Noi potremmo vivere in ambienti multipli simultaneamente ed essere parte di differenti personalità. Molto probabilmente si svilupperebbe un controllo centrale o principale dell'entità/persona e le altre personalità sarebbero parte della centrale o principale entità." E' uno scenario veramente agghiacciante di una società di neo-Frankenstein gestiti da pochi eletti di dubbia levatura morale. Il dolore esistenziale che deriva dal portare un corpo in continua trasformazione e deperimento era sentito anche nell'antichità e quindi l'arte, la scienza e la spiritualità erano metodi reali e definitivi per risolvere i problemi esistenziali. Al momento sia la scienza sia la psicologia occidentali non sono riusciti a dare la risposta ai quesiti esistenziali sulla nascita e la morte. La vera natura della realtà non potrà essere nota finché non avverrà un cambiamento radicale nell'approccio alla vita e alla conoscenza. Questo è il motivo per cui la maggior parte dei problemi fondamentali della psicologia come la natura e l'origine della mente, la continuità dell'esperienza, relazione corpo-psiche, l'immortalità dell'essere vivente, rimangono insoluti. Nella psicologia vedica la mente è costituita di materia molto sottile, e mente e corpo, essendo entrambe materiali, possono agire e reagire solo in presenza dell'Atman, che per definizione è quel principio vitale che dà vita a tutti i corpi, che è l’origine della coscienza. La scienza dell'anima, atmavidya, studia innanzitutto la componente di base di ciascun individuo, che è quella spirituale. Secondo la psicologia vedica non esiste una separazione netta tra scienza e arte. L'arte permette di costruire un oggetto la cui bellezza è tratta dai canoni che fondano le proprie radici nelle verità eterne dei testi della Rivelazione e della Tradizione. Le descrizioni di queste opere scientifiche, religiose, simboliche, forniscono il canone all'artista che lavora meditando egli stesso per primo su passi scritturali, su osservazioni dell'universo, sulle forze della natura. Arte di vivere significa comprendere la natura e entrare in armonia con il sistema cosmico-universale. Nella prospettiva della scienza vedica il mondo fisico, quello presentato dai cinque sensi, non esprime tutta la realtà, ma solo un riflesso di essa. Nella teoria della trasformazione (vikara) di Bhaktivinoda Thakura, si asserisce che le forme-immagini del mondo fenomenico sono modificazioni imperfette, vikara appunto, di quelle eterne e perfette del mondo spirituale. Nel Vishishtadvaita Vedanta di Ramanuja il mondo è reale ed è perfino strumento di liberazione dai limiti della materia, se ne facciamo un uso corretto. Se ci identifichiamo con esso, non può che causarci dolore e sofferenza. Secondo i numerosi testi della letteratura vedica il linga-sharira, o corpo sottile, possiede in totale diciotto componenti integrate e funzionanti come un tutt'uno. Di vita in vita ogni individuo si porta dietro, registrate nel corpo sottile, un numero incalcolabile di esperienze che, ogni volta, determinano non solo il successivo corpo fisico, ma anche una particolare visione del mondo. Questo passaggio viene descritto anche nella Bhagavad-gita, dove si spiega che il jiva (l'essere vivente) porta con sé le proprie concezioni di vita nel passaggio da un corpo all'altro e che ogni volta, nel nuovo corpo viene dotato di un particolare set sensoriale, che gravita attorno alla mente: “Come una persona indossa abiti nuovi e lascia quelli usati, così l'anima si riveste di nuovi corpi materiali, abbandonando quelli vecchi e inutili.”(Bhagavad-gita, II-22). Si veda anche Bhagavad Gita XV.9. Nella gerarchia cosmica della Cosmogonia Vedica, i Manusha loka (lett.”i mondi degli umani”) sono i pianeti mediani dove i corpi sono formati da tessuti con altissima percentuale d'acqua; su questi pianeti la vita è breve e tormentata. Alla fine di un ciclo esistenziale dobbiamo “morire” per rinascere in un altro corpo, le cui condizioni sono determinate dalle attività compiute in questa vita. Così l'imprigionamento nella struttura psicofisica continua senza fine per colui che è limitato dalle concezioni materialistiche. Ha senso creare degli ibridi tecno-umanoidi per prolungare la sofferenza dell'umano?